CHE COS’È
IL TERMOVALORIZZATORE?
Il termovalorizzatore
è un impianto per produrre energia elettrica sfruttando la combustione dei
Rifiuti Solidi Urbani.
La termovalorizzazione
è un processo che sfrutta il contenuto calorico presente in una determinata
materia. Con gli inceneritori si parlava semplicemente di termodistruzione
tramite la combustione dei rifiuti raccolti, oggi l’uso del
termovalorizzatore consente di ottenere dopo la combustione elettricità e
riscaldamento. I rifiuti da bruciare con questa nuova tecnologia non sono
però indifferenziati e integri, ma arrivano all’impianto già selezionati e
trattati, in frazione secca altamente calorica ottenuta da carta, legno e
plastica, non altamente riciclabili. Il primo processo di combustione viene
in questo modo ottimizzato e si svolge all’interno di un forno ad una
temperatura di circa 1000 gradi centigradi. La camera di post-combustione
serve poi per garantire il completamento del processo termico e la
distruzione della maggior parte degli inquinanti. I fumi che escono dalla
camera entrano immediatamente in una caldaia che li riutilizza per la
produzione di energia elettrica e termica, con una quota residuale di scorie
per cui è prevista la riconversione o lo smaltimento.
Prima dell’emissione in
atmosfera i fumi vengono infine filtrati e depurati per l’abbattimento del
contenuto inquinante, più e più volte, attraversando un reattore, un filtro
depolverante, una torre di lavaggio ed infine il camino, nel rispetto dei
parametri di legge in materia di emissioni.
Dalla combustione
inoltre rimane un 15-20% di scorie sul peso totale del materiale bruciato,
da smaltirsi in apposite discariche controllate o da trattare per un
riutilizzo ulteriore.
Con gli inceneritori
l’impatto ambientale era peggiore, perché il residuo di scorie era doppio e
derivato dall’incenerimento di materiale non selezionato e, soprattutto,
perché i fumi venivano trattati da un solo filtro elettrostatico.
I criteri ispiratori
del piano di installazione dell’impianto impongono la riduzione dei rifiuti,
lo sviluppo di raccolte differenziate, la promozione del riutilizzo dei
materiali recuperati, e infine, per la parte di scarti non recuperabili dal
ciclo produttivo, la distruzione per incenerimento e, come si è detto, il
recupero in forma di energia.
I PRO:
Il termovalorizzatore
permetterebbe lo smaltimento in loco senza il costoso ricorso alle
tradizionali discariche, antieconomiche sia da gestire che da bonificare,
creando al contempo energia e quindi redditività per il territorio che lo
ospita.
La raccolta
differenziata e l’utilizzo di un impianto industriale all’avanguardia,
renderebbero la prevista produzione di combustibile più sicura e meno
inquinante, permettendo l’utilizzo delle discariche come impianti puramente
residuali e riducendo gli effetti ambientali dello smaltimento.
I CONTRO:
Ma l’appello dei medici è chiaro: essi paventano
ripercussioni serie sulla salute, considerando che i sofisticati sistemi di
combustione dei rifiuti, di depurazione e filtraggio dei fumi, troverebbero
condizioni ottimali di lavoro più sulla carta dei progetti che non nel
funzionamento effettivo. Le argomentazioni dei medici si fondano sui
risultati di una recente ricerca che evidenziano, in zone dove il
termovalorizzatore è già in funzione, aumenti di patologie tumorali,
respiratorie e malformazioni congenite.
L’emissione costante di
scorie inquinanti, anche con impianti in regime ottimale di lavoro e con
emissioni a norma, l’alta probabilità di parziali disfunzioni, sommate
all’impossibilità di frequente monitoraggio delle emissioni più nocive,
preluderebbero ad una progressiva e poco controllabile contaminazione
ambientale. Inoltre risulterebbe tutt’altro che trascurabile la produzione
di veri concentrati di inquinanti tossici, provenienti dagli impianti di
abbattimento dei fumi, e destinati a possibili dispersioni nelle vicinanze,
oppure allo stoccaggio in discarica. Anche la moderna termodistruzione
comporta infatti l’emissione in atmosfera di inquinanti come il monossido di
carbonio, di ossidi di azoto, di poveri e metalli pesanti, di furani e
diossine: queste ultime in particolare hanno un effetto nocivo sull’apparato
endocrino, riproduttivo ed immunitario; sono considerate cancerogene e
responsabili di anomalie nei neonati e disperdendosi a largo raggio nel
territorio vi permangono per lunghissimo tempo, innescando un processo di
progressiva contaminazione. Le diossine sono nocive a qualunque livello di
assimilazione.
Ma, a questo punto, bisogna considerare anche altri
aspetti in riguardo al Termovalorizzatore:
Le
societa' che costruiscono e gestiscono gli impianti, per il loro guadagno
(che ci deve essere altrimenti sarebbero aziende fallimentari) si basano
tipicamente su tre tipologie di introiti:
1.
contributi
regionali/statali/europei
2.
introiti dai
vari comuni per lo "smaltimento" dei loro Rifiuti Solidi Urbani
3.
vendita
dell'energia elettrica prodotta
Analizziamo questi tre punti.
Punto 1: nella speranza di risolvere l'emergenza rifiuti si investe in
varie tipologie di soluzioni.
Punto 2: e' quello che grava direttamente sulle nostre tasche.
Punto 3: ovviamente più energia elettrica si produce più si guadagna
rivendendola al gestore. Per produrre energia elettrica, come dicevamo, si
bruciano i rifiuti. Per ottenere una buona combustione però nei Rifiuti
Solidi Urbani deve essere presente una buona percentuale di materiale con
alto potere calorico.
E' qui che sorge il primo problema:
i materiali con piu' alto potere calorico presenti nei rifiuti sono per la
maggior parte carta/cartone,legno, plastica, stoffa. Tutti questi materiali
sono altamente riciclabili e devono essere raccolti differenziatamente, come
prevede una legge dello stato.
L'interesse del termovalorizzatore è quello di bruciare più materiale
calorico possibile, interesse che cozza pesantemente con la mentalità nobile
del riciclaggio e con la salvaguardia dell'ambiente.
Se la raccolta differenziata e il riciclaggio prendono piede
prepotentemente, e si rispettano le percentuali minime imposte dal decreto
Ronchi, per i termovalorizzatori si aprono tre strade:
A
titolo di esempio si consideri la produzione della carta:
per produrre una tonnellata di carta da cellulosa vergine occorrono:
* 15 alberi
* 440.000 litri d’acqua
* 7.600 kWh di energia elettrica
per produrre una tonnellata di carta da carta da macero cioè proveniente
dalla raccolta differenziata:
* 0 alberi
* 1.800 litri d’acqua
2.700 kWh di energia elettrica
Con 300 cassette di legno per la frutta si può produrre un armadio quattro
stagioni nuovo.
Con 8 bottiglie di plastica pet si ottiene tanto "tessuto pile" da
confezionare un caldo maglione per il freddo intenso.
Questo e' un modo diverso di VALORIZZARE i rifiuti che sicuramente non
avrebbe nessun impatto ambientale.
Ma
continuiamo:
Analizziamo ora il cosiddetto "SMALTIMENTO" dei rifiuti tramite
termovalorizzazione.
Il termovalorizzatore, come abbiamo precisato nella trattazione
precedente, nel suo normale funzionamento, produce residui della combustione
di circa 15-20%. Questo significa che per ogni tonnellata di rifiuti
bruciati si producono circa 250 chilogrammi di residui. Questi residui,
nonostante siano rifiuti speciali (e quindi potenzialmente dannosi), per
legge possono essere stoccati in normali discariche.
A questi vanno aggiunti i fumi e le polveri raccolti nelle camere di
post-combustione, altamente inquinanti e pericolosi, che con processi
sofisticatissimi vengono resi non pericolosi (inertizzati), tipicamente
annegandoli nel cemento o in silicati in modo da renderli non volatili e
quindi trasferiti in normali discariche: questi rappresentano l'1-3% del
peso dei rifiuti bruciati piu' il peso, considerevole, del materiale
inertizzante.
Aggiungiamo la produzione di anidride carbonica che va ad aumentare
l'effetto serra.
Sommiamo tutti gli inquinanti gassosi pericolosissimi non intrappolati
nelle camere di post-combustione la cui emissione e' al di sotto dei limiti
di legge.
Consideriamo lo spreco di acqua per i lavaggi e per i vari stadi di
combustione, acqua che va poi "trattata" prima di essere scaricata perché
ovviamente inquinata con produzione di altri residui.
Questo e' il quadro completo del termovalorizzatore.
In ultima analisi non abbiamo risolto il problema rifiuti, visto che per
ogni tonnellata di rifiuti solidi urbani bruciati si producono piu' di 400
chilogrammi di rifiuti speciali stoccabili, per legge, in normali
discariche, abbiamo alzato i costi della nettezza urbana ed abbiamo creato
una potenziale bomba ecologico-sanitaria.
Si, perché tutti questi sofisticatissimi procedimenti per la
minimizzazione delle emissioni inquinanti sono computerizzati e le macchine
possono far fronte solo alle normali condizioni di lavoro ed alle emergenze
previste dai tecnici nei loro programmi:
l'anello debole della catena e' proprio questo,l’uomo.
Le
macchine non sbagliano sono gli uomini che con il loro utilizzo e con i loro
programmi possono commettere degli errori.
Si tratterebbe di disperdere nell'aria, nel suolo e quindi sulla
popolazione tutti quei veleni che sono e restano in ogni caso mortali.
Il bilancio costi (alti per la popolazione e per l'ambiente) e benefici
(massimi per il termovalorizzatore) e' decisamente solo a favore delle
aziende che gestiscono questi impianti!
Vanno cercate altre soluzioni al problema rifiuti.
Bisogna: